Di Emanuele Trementozzi
Gioca ancora a calcio e vorrebbe farlo, fisico permettendo, almeno un’altra stagione.
E’ il difensore centrale del Corridonia in Eccellenza, per tanti anni bandiera della Civitanovese. Andrea Diamanti, trentasei annidi pura passione per il calcio, sta studiando per affrontare in futuro una nuova avventura: quella di allenatore. A Settembre, infatti, si è iscritto al corso per conseguire il patentino Uefa B ad Ancona e a breve spera di potersi chiamare finalmente mister.
“Avevo già in mente negli anni passati di frequentare il corso di allenatore – dice Andrea Diamanti – ma per via dei vari impegni lavorativi e sportivi non ero riuscito a ritagliarmi il giusto tempo. Quest’anno, finalmente, ci sono riuscito e a breve spero di poter conseguire l’abilitazione. Un domani spero di poter allenare una prima squadra, ma come inizio mi piacerebbe avviare la carriera nell’attività agonistica di Giovanissimi, Allievi o Juniores. Senza dimenticare, però, che un altro anno da calciatore mi piacerebbe farlo: sto bene fisicamente e se ne avessi l’opportunità non mi tirerei di certo indietro. Nella mia carriera da calciatore ricordo con grande piacere allenatori del calibro di Osvaldo Jaconi, Giuliani a Senigallia e Giovagnoli a Montegranaro. Ognuno con metodi diversi, ma ognuno con grandi qualità tecniche e umane che mi sono rimaste impresse”.
Quali sono le doti migliori di un allenatore? “Credo che l’allenatore debba essere intelligente a tal punto da sapersi adattare ai giocatori di cui dispone, è in base al materiale umano che si adattano poi i moduli di gioco. Personalmente sono affascinato dalla difesa a tre, ma bisogna rendersi conto se è possibile attuarla o meno”.
Quant’è importante la comunicazione per un mister? “Il dialogo sta alla base di tutto, è necessario un confronto diretto e sincero. I giocatori sono lamentosi di loro, qualunque cosa faccia il mister c’è sempre da ridire. L’allenatore deve avere la necessaria leadership senza però scadere nell’arroganza e nella presunzione”.
Quant’è difficile gestire un gruppo? “Gestire un gruppo richiede tempo ma, se si riesce nell’intento di formarne uno molto coeso, poi i risultati si rispecchiano in campo. Prendo ad esempio una frase di Carletto Ancelotti che dice spesso: