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Marche, in calo i disoccupati ma cresce il numero di chi smette di cercare lavoro

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michael

LAVORO – Calano i disoccupati e aumenta chi un lavoro ce l’ha ma anche chi non ce l’ha e rinuncia a cercarlo.

E’ questa, in sintesi la fotografia del mercato del lavoro presentata dai Centri Studi Cna e Confartigianato delle Marche che hanno elaborato i dati Istat per il 2017 sull’occupazione nelle Marche. In particolare tra la fine del 2016 e dicembre 2017, gli occupati passano da 613.328 a 628.924 (+15.596 di cui 8.663 donne e 7.033 uomini). I disoccupati scendono da 87.189 a 70.344 (-16.845 di cui 8.450 uomini e 8.395 donne). Nell’ultimo anno ha trovato lavoro un marchigiano disoccupato su cinque, con il tasso di disoccupazione che è sceso dal 12,4 al 10,1 per cento.

A preoccupare Confartigianato e Cna Marche rimane il fatto che la crescita occupaizonale abbia riguardato soltanto disoccupati con precedenti esperienze lavorative mentre faticano ad entrare nel mercato del lavoro coloro che non hanno mai lavorato: erano 18.248 alla fine del 2016 e sono diventati 18.389 alla fine dell’anno scorso (+141). A non trovare un’occupazione sono soprattutto i disoccupati maschi senza precedenti esperienze lavorative (+716) mentre va meglio per le donne (-574). Altro elemento di preoccupazione l’aumento degli inattivi scoraggiati, ossia di coloro che sono disponibili a lavorare ma hanno smesso di cercarlo (+4.145).

“Entrambi questi dati” commentano Confartigianato e Cna Marche “dimostrano che offerta e domanda di lavoro faticano ancora ad incrociarsi nella nostra regione e chi si iscrive per la prima volta ai Centri per l’Impiego non ha le competenze e le professionalità richieste dalle imprese, che preferiscono rivolgersi a chi ha già avuto una precedente esperienza lavorativa nello stesso settore produttivo. Una conferma che viene anche dall’indagine Excelsior del Ministero del lavoro secondo il quale nella nostra regione circa il 20 per cento del fabbisogno professionale delle imprese è di difficile reperimento.”

Rispetto alla fine del 2016, l’ultimo trimestre 2017 registra una crescita occupazionale assai intensa del sistema manifatturiero (+29.980 occupati) ma anche una crescita delle costruzioni (+644 occupati, e del primario (+1.642 occupati,) Invece calano gli occupati nei servizi (-16.670 di cui 9.861 sono i posti di lavoro persi da  alberghi e ristoranti)

La ripresa, inoltre, non coinvolge allo stesso modo le micro e piccole-medie imprese della regione: gli occupati crescono solo tra i dipendenti (+21.796 unità pari al +4,8%) mentre gli indipendenti calano di 6200 unità (-3,9%). La diminuzione degli indipendenti è uno degli effetti della perdita sistematica di microimprese che caratterizza la regione dall’avvio della crisi.

“Non tragga in inganno il forte aumento degli occupati registrato nel 2017” avvertono Cna e Confartigianato “perché alla fine del 2016 il terremoto aveva appena presentato il conto alle imprese ed ai lavoratori delle zone del cratere, che hanno cominciato a riprendersi nei mesi successivi, provando a far ripartire il sistema produttivo locale. Per far diventare strutturale la ripresa del lavoro e dell’occupazione servono un forte abbattimento del  cuneo fiscale  e del costo del lavoro per le imprese. Solo così possono ripartire i consumi interni che sono fondamentali per la creazione di lavoro nelle piccole e media imprese marchigiane”

Infatti, sostengono i Centri Studi Confartigianato e Cna Marche, i dati sul mercato del lavoro relativi all’ultimo trimestre dell’anno rispetto al trimestre precedente, frenano l’ottimismo. Tra ottobre e dicembre del 2017 sono aumentati gli occupati (+3.709) ma anche i disoccupati (+3.397), soprattutto quelli senza precedenti esperienze lavorative (+6.945) e gli inattivi scoraggiati (+5.550).

Inoltre anche la crescita dell’occupazione è tutta e solo femminile perché riguarda 6.838 donne mentre gli occupati maschi calano di 3.130 unità. E la componente femminile è la protagonista anche nella crescita dei disoccupati, perché mentre i disoccupati maschi sono in calo (-875), tra le donne la crescita è piuttosto forte (+4.272). Significa che la crisi ha costretto tante donne a rimettersi sul mercato del lavoro in cerca di uno stipendio da portare in famiglia

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