Montagna d’estate, le regole per effettuare escursioni in sicurezza

MARCHE – La   escursioni  in montagna sono,  senza  dubbio, una delle  più  belle  attività  del  tempo  libero  in  estate. Oltre all' esercizio  fisico, si ha l’occasione  di conoscere luoghi  meravigliosi, di  godere della  natura, di ambienti incontaminati, il tutto accompagnato da  sano divertimento.

Al tempo stesso, però, è un’attività che richiede conoscenza, esperienza,   preparazione, capacità  di  valutazione,  equipaggiamento  adeguato  nonché   sicurezza  di  passo,  assenza  di  vertigine,  eccellente  condizione psicofisica   e  prudenza, molta   prudenza. Per questo, insieme a Paolo De Luca di Pietracamela (Te), Accompagnatore di Montagna, maestro di escursionismo  dal  1992  e  Maestro  di  Sci  dal  1994, scopriamo  come  evitare  i  pericoli  che  si  nascondono  sui  sentieri  montani.  Con  l’aumentare  degli  escursionisti,  purtroppo cresce anche  il  numero  degli  infortuni  perché  si  ha  l’ingenuità di pensare che  andare  in montagna sia   possibile  a  tutti  senza  preparazione   e   senza   allenamento.  A  volte  si  parla  di  tragiche  fatalità,  ma  nella  maggior  parte  dei  casi  si  tratta  di  superficialità  e  scarsa  preparazione, fisica tecnica e mentale.

COME SCEGLIERE IL PERCORSO Le   escursioni   in  montagna   vanno  pianificate  bene  ed  affrontate   in  condizioni   fisiche   adeguate,   scegliendo   percorsi   con   profili   altimetrici   che  siano  al  di  sotto   delle  proprie   possibilità   ed  evitando   accuratamente   di   strafare.   Bisogna  tener  presenti   due   concetti   fondamentali:   difficoltà   e  lunghezza   dell’itinerario.  Il  primo, la difficoltà, deve  essere  in  funzione  di  quelle  che  sono  le  nostre  capacità  tecniche  e  la  nostra  esperienza;   il secondo, la lunghezza,  è  chiaramente  in  funzione  delle  nostre  condizioni   fisiche  e  dell’allenamento.  In  ogni  caso  mai  sottovalutare   il  percorso  perché   le  insidie  si  possono   nascondere  anche  nei   tratti  apparentemente  più   semplici.

ESISTE UNA PROGRESSIONE DA SEGUIRE? Una   stagione   escursionistica   può   prevedere   percorsi gradualmente   sempre   più  impegnativi,   anche per coloro che non sono esperti e che possono ritagliarsi itinerari  su  misura.  A meno che non si tratti di una semplice passeggiata, però,  è  sempre  importante  allenarsi  fisicamente  prima  di  iniziare; se  si  hanno  dubbi   sulla  propria  condizione  psicofisica,  è  meglio  chiedere  consigli  ad  un  medico  prima  di  avventurarsi  in  escursioni,   anche   giudicate   modeste.  Questo  perché  a  quote  non  altissime,  la  riduzione  di ossigeno  (ipossia)  può  causare  problemi  anche  seri  (sindrome  da  mal  di  montagna,  cioè  cefalea  e  nausea)  ed  è  importante,   non  tornare mai  distrutti  da  un’escursione: stanchi,  certo,  ma  non  spossati.   L’escursione  non  è  una  forma  di  espiazione ,  né  una  sorta  di  impresa  di  cui  vantarsi   tra  amici:  deve  costituire  invece  un’esperienza   di  benessere  e  divertimento.  Vivere  la  montagna  ha  anche  un  ruolo  terapeutico  perché  la  fatica  è  la  migliore  medicina  per l’uomo  moderno.  Il  raggiungimento  di  un  obiettivo  genera  sempre  un  rilascio  di  endorfine  che  creano  connessione  con  l’ambiente   ed  è  quindi  inevitabile  per  l’appassionato  vivere  il  desiderio  di  ripetere  l’esperienza,  riprovare  quelle  soddisfazioni,  riattivare  le  motivazioni  più  profonde  nell’affrontare  la  prossima  escursione. 

COSA FARE PRIMA DI INIZARE UNA ESCURSIONE Prima di intraprendere anche una semplice passeggiata in montagna, è opportuno consultare  i  bollettini  meteo,  considerando anche  che  il  tempo   in  montagna  può   cambiare  in   pochi   minuti,  come  ad   esempio  accade  sulla  catena  montuosa   del   Gran Sasso  d’Italia,  data   la   sua   particolare   vicinanza   ai   due   mari.  E’ preferibile  farlo la  mattina  stessa  per  avere  dati  più  aggiornati  e  attendibili;  naturalmente  in  caso  di  maltempo  è  meglio rimandare  che  sfidare  le  insidie della montagna  perché  In  caso  di  pioggia,  i  sentieri  possono   diventare  scivolosi.  Se  ci si avventura  per  la  prima  volta   in  ambiente  montano,   bisogna  scegliere  un  itinerario  facile,  con  un  percorso  possibilmente  a  bassa  quota,  senza  particolari  pendenze  e  con  tempi  di  percorrenza   limitati  a poco  più  di  un  ora  per   iniziare   ad   abituarsi, gradualmente,   all’ambiente  ed al  clima.

Oltre la verifica delle condizioni metereologiche, è basilare studiare  bene il  percorso  prima  di  partire  e  procurarsi  una  cartina  con  i  sentieri  della  zona,  perché  anche  i  passaggi  apparentemente   più   sicuri  possono   diventare   pericolosi. Le  guide  cartacee   da  sempre  sono infatti  il  riferimento  per  gli  escursionisti: precise,  sempre  aggiornate  e  dettagliate, indispensabili   per   ferrate  ed  attraversamenti,  per  il  calcolo  dei  dislivelli,  per  raggiungere  rifugi  e  vette;  riportano  tutta  la  numerazione ed il grado di difficoltà dei  sentieri  in  modo  da  poter  scegliere  il  percorso  con  cura,  precisione  e  sicurezza.  Tra  tutte le guide disponibili,  è  da preferire   la  carta  topografica  I.G.M.  (Istituto Geografico Militare) perché  più dettagliata: la  difficoltà  dell’itinerario  è  indicata  con  sigle  convenzionali  (T, E, EE, EEA),  partendo  dal  percorso  più  facile, per arrivare a  quello  più  impegnativo  e  difficile.  Le  linee  rosse  continue  indicano  un  sentiero   facile,   quelle  tratteggiate   segnalano  un  percorso   abbastanza  difficile,  quelle  punteggiate   corrispondono   a   tratti   esposti   che   i   principianti   devono   assolutamente   evitare.

IN MONTAGNA CON CHI  E’ preferibile  non  avventurarsi mai  da  soli.  Se  si  è  alle  prime  armi  e  non  sicuri  delle  proprie  capacità,  è importante rivolgersi  ad  un  professionista  della  montagna,  Guida  Alpina   o   Accompagnatore  di  media  Montagna  perché  sono gli unici garanti della sicurezza.  Anche   se   si   ha   una   certa   esperienza   è   opportuno  andare   almeno  in   due   perché   in   caso  di  necessità    è   sempre   meglio   avere   qualcuno   al  proprio  fianco.

COSA BISOGNA INDOSSARE Dopo  il  cervello, la scarpa è  l’elemento  più  importante  dell’escursionista:  è  indispensabile  e  non  si può  fare  a  meno  di  preferirne  una  adatta.  La  calzatura  da  trekking  deve   essere  scelta  con  cura  ed avere  una  suola  flessibile  antiscivolo  (possibilmente  gomma  Vibram)  e  della  misura  giusta,  non  troppo  larga  perché  il  piede  deve  poter   “sentire”   il  terreno  ma  neanche  troppo  stretta  per  evitare così   la   formazione   di   vesciche.  Basse  e  morbide  con  suole  artigliate  per  le  passeggiate  di  fondo valle,  alte  e  rinforzate  sui  fianchi  per  escursioni,  vie  ferrate  e  ghiaioni.  Le  scarpe  sbagliate  e  non  idonee   al  tipo  di  attività  sono  causa  di  cadute  e  slogature.  Da  non  sottovalutare  l’importanza  dei calzini:    meglio  lana  o  fibra  perché  si  bagnano  meno  e  riducono  l’attrito  con  lo  scarpone;  preferibilmente  fino  all’altezza  del  ginocchio così  riparano  dai  morsi  delle  vipere.   Niente cotone   perché   tende   a   bagnarsi  e  a  scaldare  troppo  il  piede:   traspirabilità   per   prima   cosa.

COME BISOGNA VESTIRSI Suggerisco un abbigliamento a  strati,  tipo  ” cipolla”  perché   alla  partenza  la  temperatura   è   gradevole  ma  dai  duemila  metri   in  sopra   può  calare  in  maniera  brusca:  il  termometro  si  abbassa  di  6/7  gradi  ogni  mille  mt  di  dislivello ed  i  venti  in  quota  intensificano  notevolmente  la  percezione  del  freddo.   E’  quindi   importante   indossare   più   strati  di  indumenti   per  proteggersi  sia  dal  caldo  sia  dal  freddo.  La scelta  dei  capi  da  indossare  quindi  va  valutata  sotto  l’aspetto  tecnico  prima  che  estetico.   In  commercio  esistono  capi  di  abbigliamento   sportivo  realizzati  con  tessuti   leggeri,  traspiranti, resistenti   grazie  a  tecniche  di  lavorazione  sofisticate  in  grado  di  assicurare  il  massimo  comfort   in  tutte  le  situazioni   climatiche.    

COSA NON BISOGNA SOTTOVALUTARE  Anche   se   è   estate,   in  alta  quota  ci  si  può  imbattere  in  climi  invernali, senza trascurare  la possibilità  di   un  forte  temporale,   più  frequente  nelle  ore  del  pomeriggio.  Giacca  a  vento   impermeabile  e  cambio  di  abbigliamento  riposti  nello  zaino  saranno  decisivi.   Quello  che  proprio  non  si  può  evitare ,  con  tutta  la  prudenza  del  caso,  è  il  rischio di  fulmini:    poco  frequenti  ma  possibili.  Il consiglio  è  il  consueto:  non  sostare  in  luoghi  aperti  o  zone  su  cui  si  possono  scaricare, come  sotto  alberi  isolati,  lungo  le  vie  ferrate,   in  prossimità  della  vetta  o  di  una  cresta;   stare  lontani  dai  corsi  d’acqua (anche  perché il  temporale può  provocare  un  aumento  della  portata  dei  fiumi)   e   non  utilizzare  il  telefonino.  In  caso  di  improvviso  maltempo, è importante   subito  cercare  riparo  in  una  grotta  o  meglio  in  un  rifugio  alpino.  Se vi trovate insieme a dei bambini, per  “distrarli” suggerisco  un  ottimo  passatempo:  invitarli  a  calcolare  la  distanza  del  temporale,  contando  i  secondi  che  passano  tra  il  lampo  e  il tuono  ( 5 sec=5km).   Attenzione   alla   nebbia.   Può  formarsi  in  breve  tempo  anche  con  buone  condizioni  climatiche  e  rendere  difficile  l’orientamento.  In  caso  di  nebbia  mai  separarsi   dal  gruppo,  restare  a  portata  di  voce  degli  altri  componenti   e  tornare  a  valle  sempre  uniti, perché   è provato  che  l’essere  umano  si  disorienta  in  mezzo  alla  nebbia  ed  inizia a  girare  attorno  ad  un  cerchio  seguendo  le  impronte  sul  terreno,  senza  sapere  che  sono le sue lasciate al  giro  precedente!!   (quindi  gira  sempre  attorno  a  se  stesso   senza  mai  tornare  a  valle).

COSA PORTARE CON SE'  Nello  zaino  non  deve  mai  mancare  una  borraccia  d’acqua  perché  in  montagna  si  perdono  molti liquidi  con conseguente  affaticamento  del  cuore.  E’  importante  sforzarsi  di  bere  più  del  normale  in  quanto  una  buona  idratazione  contribuisce  a  ridurre  la  secchezza   dell’aria  ed   aiuta  inoltre  a  sostituire  i  fluidi   persi  a  causa  della  pesante  respirazione   legata  alla  quota  e  allo sforzo  fisico.  Bere  liquidi  favorisce  inoltre  una  sufficiente  fluidità  del  sangue:  è  bene  non scordarsi  che  in  quota  il  sangue  tende  a  divenire  più  denso  a  causa  della  produzione  di  globuli  rossi  da  parte  del  corpo  nel  tentativo  di “catturare”  la  massima  quantità  di  ossigeno  possibile. Oggi   va’   per  la  maggiore  il   “camel  bag”: si tratta di uno zaino dotato di un piccolo serbatoio con tubicino collegato tramite il quale colui che lo porta  alle  spalle può bere ed idratarsi senza doversi necessariamente fermare . E’ inoltre importante avere  sempre   gli  occhiali  da  sole  con  protezione  laterale,   la  crema  protettiva  solare, lo  stick  per  le  labbra,  la  giacca  antivento  (possibilmente  impermeabile),  gli  indumenti  di  scorta,  tra  i  quali  guanti  e  cappello  perché  la  dispersione  termica  avviene  maggiormente   dalla   testa  e  dalle  mani. Non può alla fine mancare l’occorrente  per  le  situazioni  di  emergenza:  bussola,  altimetro,  telo  termico,  lampada  frontale,  10  metri  di  cordino e casco  protettivo, imbracatura,  4  metri  di  cordino da 11mm,  un  moschettone  a  ghiera  di  sicurezza  e  due  da  ferrata ( nel  caso  si  voglia  scegliere  un  sentiero  attrrezzato), kit  di  primo soccorso  (lozione  per  punture  di  insetti,  siringa  aspira  veleno,   acqua  ossigenata  e  garze).   Particolare attenzione merita la scelta del telefonino.  Negli  smartphone,  si   può   scaricare   l’applicazione  “GeoResQ”. E’  un  nuovo  servizio  di  geolocalizzazione  e  d’inoltro  delle  richieste  di  soccorso  che  tiene  traccia  del  percorso  comunicandolo  a  chi  volesse  seguirci  da  casa  e  per  inoltrare  tempestivamente  la  richiesta  di  soccorso  alla  centrale  operativa  attiva  24  ore  su  24.  GeoResQ vuole essere  un  valido  aiuto   per  incrementare  la  sicurezza  in  montagna.  Utile  per  il  corretto  funzionamento  del  cellulare  e  della  lampada  è  il  controllo  periodico  delle batterie  per  verificare  la  carica  residua   e  l’utilizzo  di  tipi  ad  alta  capacità.  Se  l’escursione  si  protrae  per  più  giorni  aggiungere  un  sacco  lenzuolo  oppure  un  sacco  a  pelo (obbligatorio  nei  rifugi  CAI  di  tutta  Italia)  e  denaro  in contanti  perché  spesso  non  c’è  la  possibilità  di  pagare  con  la  carta  di  credito.  Portare  sempre  con  sé  i  numeri  telefonici  dei  contatti  utili  della  zona  (ad  esempio  quello  dell’albergo ,  dei  rifugi  alpini  presenti  nella  zona  ecc.).                    

UNA VOLTA INZIATA L'ESCURSIONE? Prima di incamminarsi, è importante  comunicare  preventivamente   e   con  precisione   a  parenti  o  amici  la  meta,  l’itinerario  scelto,  l’ora  prevista del  rientro  in  modo  da  dare  la  possibilità  concreta,  in  caso  di  un  eventuale  soccorso,  di  essere  localizzati   il prima  possibile. Una  volta  partiti: ricordare di non  iniziare  con  un  passo  veloce  perché,  nella  prima  parte  dell’escursione  è  necessario   fare  un riscaldamento,  senza  forzare  il  passo: si  avrà  tempo  per  stancarsi  quando  il  sentiero  inizierà  a  “tirare”, diventando più ripido; non  dimenticare, inoltre,  che  si  deve  tornare  anche  indietro: dosare correttamente  gli  sforzi   è fondamentale; seguire  fedelmente  il  resto  del   gruppo  e  stabilire  punti  di  riferimento   durante  il  percorso  per  orientarsi  in caso  di  smarrimento; seguire  sempre  il  tracciato  del  sentiero   perché   è   sicuro  e  contraddistinto  da  segnavia  di  colore  bianco  rosso;  nei tratti in cui è esposto   bisogna   prestare  attenzione   soprattutto  in  presenza  di  neve;   tali  passaggi  vanno  poi   evitati   se   c’è   ghiaccio;  sul  sentiero   bisogna prestare   molta   attenzione   non   solo   a   non   scivolare,   ma   anche  a  non   far   cadere   sassi   su  coloro  che  si  trovano   più  a  valle:  se   dovesse  partirne  uno,  bisogna subito   gridare  per   avvertire  del  pericolo;   Se  il   sentiero   diventa   impegnativo   e   ci   sono   piccoli  balzi  da  superare,  non   si  deve  aver   paura  di “ sporcarsi “  le mani;  è   importante   utilizzare   mani   e   braccia   per   superare   questi  ostacoli.

“FIATO GROSSO”,  COSA FARE? Salendo  di  quota, per compensare la diminuzione di ossigeno  si  è  costretti  a  respirare  più  velocemente  e  restare  senza  fiato  è  normale:  non  appena  si  inizia  ad  avvertire   la  stanchezza,   è  consigliabile  fermarsi   per recuperare e, con l’occasione, ammirare il panorama. L’ideale  sarebbe  fare  una  pausa  di   5-10  minuti  per  ogni  ora  di  camminata   anche  per   abituare   l’organismo  alla  nuova   altitudine  e  alle  quantità   progressivamente  inferiori   di   ossigeno ( processo  di   “acclimatazione  all’altitudine”).   Se  pochi  minuti  non  bastano  a  riportare  la  frequenza  del   battito  cardiaco  alla  normalità,   è  consigliabile  prendere  più  tempo  e  magari  fare  uno  spuntino  con  cibi  leggeri , come,  ad  es.,  insalata  di  pasta,  di  cereali  o  di  riso perché,  in  condizioni  di  affaticamento,  lo  stomaco  rigetta  cibi  troppo  complessi, mentre sono  ottimi  gli  alimenti  semplici  ed  energetici   come  biscotti  integrali,   frutta   secca.  E’  bene  utilizzare  zuccheri  semplici  come  il  fruttosio,  mentre  la  frutta  secca  è  ricca  di  potassio  ed  aiuta  a  prevenire  i  crampi.  Da  evitare  cibi  salati  o  piccanti  perché  inducono  ulteriore  sete :  da  qui  emerge  che  è  fondamentale  allenarsi   fisicamente  prima  di  affrontare  un’escursione.

IN QUALE MOMENTO DELL'ESCURSIONE BISGNO PRESTARE MAGGIORE ATTENZIONE? Bisogna   essere   sempre  attenti,  prudenti   e  vigili;   l’escursione  in  montagna  inizia  appena  lasciamo  l’auto  o  la  struttura  ricettiva  turistica  e  finisce   quando  torniamo  da  dove  siamo  partiti!   Particolare  attenzione  merita  la  discesa  perché  può  diventare  pericolosa  se  la  si  affronta  in  condizioni  di  notevole  stanchezza   e distrazione (diventano  frequenti  storte  alle  caviglie  soprattutto  nei  tratti  di  ghiaia). In questi casi  è  doveroso  procedere  lentamente,  camminare  al  centro  del  sentiero e  mai  sul margine,  cercare  di  poggiare  il  piede  in  posizione  trasversale  rispetto alla  pendenza  del  terreno  per  avere  così  più  aderenza  al  suolo.  E’  vivamente   consigliato   l’utilizzo dei   bastoncini  da  trekking   perché  aiutano  a  scaricare  parte  del   peso   sulle   braccia  alleggerendo  così  la fatica  e  le sollecitazioni   alle  ginocchia.   Una  cosa  da  non  trascurare:  se   si   prevede   di   fare   tardi   perché    intrattenuti   da  un’allegra  compagnia  in  un  rifugio, avvisare  per  tempo  la  famiglia  in  modo  da  evitare  un  inutile  allarmismo.

E   LA SERA FINALMENTE A CASA  Rientrati  a  casa  – ragionevolmente  affamati –  dopo  la  doccia,  mai  abbuffarsi  con  cibi  abbondanti,  ricchi  di  grassi  e  con  scarso  valore  nutrizionale.   Per  un  rapido  recupero  fisico  e  per  avvertire  meno  il  senso  di  stanchezza   sono  da   preferire  pasta,  legumi, cereali, frutta & verdura  e  acqua  a  volontà.   Sconsigliabile  nelle  ore   successive   l’escursione   assumere   carne   rossa   perché facilita  il  processo  di  acidificazione  dei  muscoli,  al  limite  è preferibile scegliere  quella  bianca.

Ho provato a riportare alcuni consigli, alcune raccomandazioni ma in realtà  non  sono  che  una  sintesi  dell’immenso  bagaglio  tecnico  esistente  e sarebbero  ancora  molte  le  cose  da  dire. Questo  però  non  deve  indurre  a  pensare  che  la montagna è per pochissimi e che  è  meglio  restare  a  casa: quello che ho cercato di far emergere  è  proprio, invece,  che  si  può  godere  del  fascino  e  della  bellezza  della  montagna,  immergendosi   in  ambienti  stupendi,  adottando   semplici piccoli  accorgimenti, guidati dal  buon  senso  e  da accortezza.  La  natura  va  rispettata   ed   ascoltata:   riconoscere  o  prevenire   un   pericolo  nascosto,  essere   coscienti  delle  proprie  capacità  e  delle  proprie  forze,  può  far  sì  che  una  bella  escursione  rimanga  tale…in   modo   da   ricordarla   tutto   l’anno! 

Nella  speranza   di  essere   riuscito  nel  mio  intento,  non  resta  che  augurare  buone  escursioni  a  tutti  nel  rispetto  delle  regole  dettate  dalla  sicurezza, nel  rispetto  dell’ambiente  montano.

 

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