Ecco a voi la mini guida sulle modalità di riciclo e smaltimento dell’olio esausto da cucina: cosa c’è da sapere.
Nella frenesia quotidiana delle nostre cucine, l’olio viene consumato in quantità considerevoli. Ma una volta che ha svolto il suo compito, ci siamo mai chiesti cosa fare con l’olio esausto?

Spesso, ci si imbatte in una confusione diffusa: considerarlo un rifiuto organico. Tuttavia, commettere tale errore può avere gravi conseguenze sull’ambiente, poiché l’olio da cucina non è biodegradabile e può causare danni significativi se smaltito in modo improprio.
Pertanto, è essenziale conoscere le opzioni corrette per smaltire e riciclare l’olio esausto, allo scopo di prevenire l’inquinamento del suolo e delle acque. Ma allora, quale è il percorso appropriato per liberarsi dell’olio esausto?
La soluzione ottimale consiste nel portare l’olio esausto presso i centri di raccolta ecologica situati nelle vicinanze.
Tuttavia, complice la loro limitata disponibilità e praticità, esiste un piano B: il riciclo e il riutilizzo dell’olio esausto. In alcuni comuni, sono state create strutture apposite, dotate di avanzate tecnologie, che si occupano anche del ritiro dell’olio esausto direttamente a domicilio.
Tuttavia, è fondamentale comprendere che non esistono alternative valide a queste pratiche corrette: l’olio esausto non deve mai essere gettato nei lavandini, nei water o nel terreno, al fine di evitare danni ai sistemi idrici e alle tubature.
Olio esausto, evitare di cestinarlo: i consigli sul riutilizzo per un’economia sostenibile
Tuttavia, vale la pena sottolineare che l’olio esausto può diventare un’opportunità imprenditoriale di successo. Il valore di mercato dell’olio esausto varia tra 180 e 400 euro per tonnellata.

Una volta riciclato, l’olio può essere utilizzato per la produzione di una vasta gamma di prodotti, come lubrificanti, glicerina, biodiesel e addirittura biocarburanti per aeroplani. Ma siamo davvero costretti a sbarazzarcene completamente? Non pensateci neppure!
L’olio esausto ha un impatto significativo: soltanto un chilo di olio da cucina esausto può inquinare un’area di 1.000 metri quadrati d’acqua, ostacolando l’ossigenazione della flora e della fauna.
Inoltre, se gettato nelle reti fognarie, può ostruire i condotti e le centrali di depurazione, comportando costi aggiuntivi fino a un euro per chilo per il trattamento delle acque inquinante dall’olio.
Ecco, dunque, alcune idee per dare una nuova vita all’olio esausto, piuttosto che eliminarlo. Dopo aver filtrato l’olio, potrebbe essere riutilizzato come combustibile per lanterne o candele realizzate con materiali riciclati.
In alternativa, può essere utilizzato come condimento per il mangime degli animali da cortile o come agente per sciogliere la neve.
Inoltre, l’olio esausto può essere impiegato nella creazione di prodotti fai-da-te, come lampade a olio o saponi artigianali, personalizzabili con l’aggiunta di fragranze preferite.

Queste pratiche consentono di ridurre i rifiuti, i costi e l’inquinamento, contribuendo a promuovere un’economia circolare più sostenibile.