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Categorie: Salute e Benessere

Quando i capelli sono tutto (o quasi!)

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michael

PROMOBENESSERE –  Quanti ricordano o conoscono il mito di Sansone? Giudice di Israele, eroe biblico dalla forza prodigiosa, di Sansone tutti ricordano l’origine proprio del suo grande potere: i capelli.

Una chioma divina che non dovrà mai essere tagliata se egli vorrà continuare ad essere un nazireo consacrato a Dio. La poderosa prestanza fisica di Sansone è dunque destinata a servire il Signore, ed è attraverso le sue sette trecce che egli la esercita.

Poi Dalila con l’inganno fa tagliare le trecce ed è lì che Sansone torna uomo comune. La forza svanisce.

Il Libro dei Giudici – in cui le gesta di Sansone sono narrate – è uno dei libri dell’Antico Testamento e la sua redazione si stima attorno al VI-V secolo a.C..

Seppure antichissimo, non è neppure il primo esempio – ma senz’altro uno dei più efficaci – di quanto sia stretta e connaturata nella storia del genere umano la relazione tra capelli e forza e virilità.

Un connubio talmente radicato nell’immaginario collettivo, potremmo forse dire anche in maniera inconscia tanto sono profonde le sue radici, che rischia a un certo punto di risultare ossessivo se non addirittura ridicolo.

La sapeva bene Totò, che in una scena del suo film Totò le Mokò del 1949 si rifà proprio al mito di Sansone, parodiandolo nel suo inconfondibile stile: acquistata una portentosa forza e divenuto invincibile grazie a una pozione della sua innamorata, perde ogni potere quando la stessa, pazza di gelosia, gli taglia i capelli di notte.

La capacità dei capelli di condizionare la percezione comune e di trasmettere in qualche modo autorità, potenza, solennità tanto da identificarsi con le classi al potere nei vari secoli della storia di numerose civiltà, ad eccezione di quelle dell’Estremo Oriente, veniva già sfruttata dagli egizi. Ma è divenuta eclatante tra Cinquecento e Seicento, con le parrucche che diventavano protagoniste prima alla corte inglese di Elisabetta I e poi a quella di Francia di Luigi XIII, diffondendosi ovunque in occidente fino alla rivoluzione francese. Con grande fortuna e prestigio dei parruccai, che creavano vere e proprie sculture.

Ma tornando ai giorni nostri, come evitare di menzionare le capigliature dei calciatori? Forse più di qualsiasi altra categoria, i calciatori riescono ancora oggi ad influenzare i giovanissimi con le loro acconciature, i loro ghirigori disegnati sulla testa, le colorazioni improbabili, le creste che sfidano le leggi della gravità. Un calciatore può andare contro qualsiasi tendenza, qualsiasi dettame della moda del momento (figuriamoci del buon gusto): ci sarà sempre e comunque uno stuolo di ragazzini pronti ad emularlo, convinti che lo stesso taglio di capelli dei loro beniamini gli conferisca magicamente lo stesso carisma.

Più recentemente ancora, il fenomeno sembra aver preso una piega – è proprio il caso di dirlo – diversa: le barbe. Lunghe barbe ovunque. Uomini di ogni età che sfoggiano fieri come non mai la loro folta peluria facciale, alla quale dedicano cure infinite che molti non ammetterebbero neppure sotto tortura. Perché quelle sì, che smonterebbero la loro virilità!

Più è pelato il capo, più è lunga e rigogliosa la barba. Un caso? Certamente no.

Non è appunto un mistero né per niente raro che un uomo che soffra di calvizie precoce si senta intaccato nella sua mascolinità e a rincuorare i maschietti non bastano le statistiche rivelatrici di quanto le teste calve siano sexy per noi donne.

Pensare però che tanto il problema della calvizie, quanto le insicurezze e i disagi che comporta siano una questione che riguarda prettamente la sfera maschile è sbagliato.

Anche per le donne infatti i capelli sono da sempre un fondamentale punto di forza e di sicurezza, simbolo di bellezza e anche status symbol.

Che viene infatti fortemente sfruttato dal mondo del marketing e della pubblicità. Viene facilmente in mente lo spot di uno shampoo con protagonista non una testimonial a caso, ma Federica Pellegrini. Lei: atleta instancabile e sempre vincente, tempra fiera, donna tutta d’un pezzo, intimorita da una passerella riacquista subito tutto il suo spirito combattivo certa che i suoi capelli in un lampo torneranno splendenti grazie al suddetto shampoo!

Qualche anno fa, non si parlava che dell’alopecia di Naomi Campbell. Perseguitata dai paparazzi, la sua bellezza sembrava iniziata e finita lì dove i suoi capelli erano caduti. Come se il suo fosse un caso unico al mondo.

Tutto l’opposto: la calvizie femminile colpisce un numero sempre maggiore di donne, e almeno una su quattro ne soffre già. Sono molte le cause che incidono sulla perdita di capelli nelle donne: squilibri o trattamenti ormonali, ovaio policistico, la nascita di un figlio, e certamente la menopausa.

Ma se le donne spesso prima di pensare a un autotrapianto, sono più propense a tentare la strada dei rimedi naturali, degli intrugli e delle ‘pozioni’, gli uomini preferiscono pensare da subito a soluzioni più rapide. Appunto, l’autotrapianto.

Le tecniche vanno affinandosi e moltiplicandosi di anno in anno. Una delle più recenti arriva dalla Gran Bretagna, dove alcuni specialisti hanno pensato bene di iniziare ad utilizzare non più i capelli della nuca ma i peli del petto. Il medico, una donna, artefice di questa innovazione si dice certa che possa “aiutare a raggiungere un risultato più soddisfacente, anche se c'è da dire che i peli del petto sono molto diversi dai capelli: sono più spessi e ricci”.

Meglio forse restare sul classico e affidarsi alla FUT (Follicular Unit Transplantation), la prima tra le due tecniche di autotrapianto ad essere sviluppata, e la FUE (Follicular Unit Extraction) con la quale le singole unità follicolari sono estratte direttamente dallo scalpo anziché da una losanga di pelle del cuoio capelluto precedentemente prelevata dalla nuca.

Entrambe garantiscono risultati soddisfacenti, sebbene è importante sottolineare che ogni paziente rappresenta un caso a sé.

Uno tra i massimi esperti in tricologia a livello internazionale ad applicare la tecnica FUE è il Dr. Serkan Aygin, che opera ad Istanbul offrendo una vera e propria vacanza tricologica all-inclusive: un pacchetto trapianto più soggiorno.

Chi non è molto attratto dall’idea di bisturi ed aghi sul proprio cuoio capelluto, sappia che una pillola sperimentata per l’alopecia areata, e già approvata negli Stati Uniti dalla FDA per la cura di altre malattie, somministrata a un piccolo gruppo di individui con diffusa calvizie è riuscita in pochi mesi di terapia a far ricrescere loro i capelli.

Se siete nel limbo tra i temerari e i fifoni e un ago vi spaventa ma non troppo, potreste anche pensare di risolvere il vostro problema in un altro modo: un tatuaggio che crei l’illusione di una testa rasata. La Micro Scalp Pigmentation è una procedura non chirurgica, indolore e che richiede non più di tre sedute. Si disegnano minuscole particelle di pigmento sul cuoio capelluto e l’effetto che si ottiene è straordinariamente naturale.

Provare per credere?

michael

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