Screening su bambini: aumentano i casi di celiachia

SALUTE – Il progetto di “screening della celiachia nel bambino in età scolare” coordinato dal prof. Carlo Catassi ed interamente finanziato dalla CariVerona ha coinvolto i bambini delle scuole elementari delle città di Ancona e Verona.

Il progetto, iniziato nel mese di maggio 2015 nella città di Ancona e a settembre 2015 nella città di Verona e proseguito fino al mese corrente ha visto la partecipazione di circa 5000 bambini. Hanno aderito al progetto tutte le scuole di Ancona. Complessivamente sono stati invitati a partecipare 5688 bambini di età compresa tra 5 e 10 anni, mediante una campagna informativa effettuata attraverso le scuole. Dei bambini contattati, 4647 (pari all’82% dei soggetti invitati) hanno aderito e sono stati sottoposti alla prima fase dello screening che si è svolta nelle scuole. Tale fase ha previsto la ricerca della predisposizione genetica alla celiachia (tramite prelievo di sangue capillare dal dito e determinazione degli aplotipi di predisposizione HLA DQ2 o DQ8). Le analisi sono state effettuate mediante un test rapido, eseguito ad Ancona (per i bambini di Ancona) e c/o la ditta Biodiagene di Palermo per i bambini di Verona. La fase di arruolamento nelle scuole si è conclusa nel mese di giugno 2016 a Verona e nel mese di dicembre 2016 ad Ancona.

Parallelamente i bambini risultati positivi al test genetico (circa il 40% del campione arruolato, ovvero circa 1900 bambini) sono stati ricontattati per la seconda parte del progetto che si è svolta negli ospedali di Ancona (Ospedale Salesi) e Verona (Fracastoro). In tali sedi i bambini sono stati sottoposti a prelievo venoso per la ricerca degli anticorpi indicativi di malattia celiaca, analizzati c/o il laboratorio dell’Ospedale Fracastoro di Verona. Tale fase di richiamo ed esecuzione dei prelievi si è ultimata questo mese a Verona ed è in fase di completamento ad Ancona. Circa il 90% dei pazienti richiamati per la prosecuzione dello screening ha aderito al continuo delle indagini. Attualmente sono stati effettuati 1670 prelievi venosi, di cui sono disponibili ad oggi i risultati dei primi 1263 soggetti.  In 54 casi è stata riscontrata una positività degli anticorpi per celiachia che ha richiesto ulteriori esami e la valutazione clinica per la conferma della diagnosi di celiachia.

Al momento attuale la diagnosi è stata confermata in 24 soggetti, 16 sono ancora in fase di accertamento, mentre in 14 la diagnosi non è stata confermata. Dai dati disponibili e precedenti allo screening i soggetti che avevano una diagnosi nota di celiachia erano 18 (0,38% della popolazione) mentre, i nuovi casi sarebbero 40, se la diagnosi venisse confermata in tutti i casi in accertamento, risultando pertanto una prevalenza finale di celiachia nel campione in esame dell’1,6%.

I risultati del progetto finora disponibili evidenziano:
Un elevato tasso di adesione al protocollo proposto (82% della popolazione eleggibile), che sta ad indicare un alto interesse nella popolazione generale nei confronti della problematica proposta,
Una prevalenza della predisposizione genetica alla celiachia nella popolazione generale del 40%, in linea con quanto già noto nella letteratura.
Una prevalenza della celiachia riscontrata dallo screening intorno all’1,6% (in aumento rispetto allo 0,38% riscontrato nell'indagine negli anni '90). Tale dato è nettamente superiore rispetto ai tassi di prevalenza della malattia riscontrati negli anni ‘90 in seguito a progetti di screening effettuati in bambini in età scolare lasciando ipotizzare un reale incremento della patologia.
Un’elevata percentuale di casi di celiachia che ancora sfuggono alla diagnosi poiché asintomatici o scarsamente sintomatici (circa il 70%), rafforzando l’importanza di un progetto di screening nella popolazione generale.

La modalità di screening proposta, con l’indagine di primo livello di tipo genetico e con test rapido, si è mostrata particolarmente efficace poiché ha permesso di effettuare mediante l’utilizzo di un test ad elevata sensibilità, rapido, poco impegnativo per il paziente (effettuabile su singola goccia di sangue dal dito) e non eccessivamente dispendioso, un’iniziale filtro della popolazione da sottoporre solo successivamente a prelievo venoso (sicuramente più impegnativo per il paziente). Tale modalità può certamente fungere da modello per ulteriori programmi di screening su larga scala.
Erano presenti alla conferenza stampa (nella foto): Sauro Longhi Rettore Univpm, Tiziana Borini  Assessore Comune di Ancona, Giampaolo Giampaoli Fondazione Cariverona, Michele Caporossi Direttore Generale AOU Ospedali Riuniti di Ancona, Carlo Catassi Direttore Clinica Pediatrica AOU Ospedali Riuniti di Ancona e Presidente Società Italiana Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica, Gian Marco Giuseppetti Direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche Specialistiche e Odontostomatologiche, Marcello Maria D’Errico Preside della Facoltà di Medicina.

Impostazioni privacy