Infermiere no vai rifiuta il vaccino. L’Ospedale: “Valutiamo provvedimenti”

“Non voglio che il mio corpo diventi oggetto di sperimentazione e nutro forti dubbi sulla fretta con cui è stato sperimentato il farmaco e non voglio introdurre nelle mie vene organismi di dubbia origine che nel tempo non siano un pericolo per la mia stessa vita”. Lo ha scritto Enzo Palladino, infermiere dell’Azienda Ospedali Runiti di Ancona in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’Asur, al presidente della Regione Francesco Acquaroli, al ministro della Salute Roberto Speranza e anche alla direzione dell’azienda ospedaliera, secondo quanto riferiscono i media locali.

Lettera in cui cui esprime “tutta la mia angoscia e preoccupazione al pensiero che mi venga somministrata la vaccinazione Sars-Cov 2, resa obbligatoria dal Decreto Legge del primo aprile 2021 per gli operatori sanitari”.

“Preferisco non avere un lavoro e restare povero piuttosto che sentirmi ricattato per un lavoro che mi consente una paga non proprio da parlamentare – afferma in un altro passaggio della lettera -. La sperimentazione non mi appartiene e la mia dignità non la vendo a nessuno”. Parole come “ricatto” e “sperimentazione” non sono piaciute alla direzione dell’azienda ospedaliero-universitaria che in serata ha diffuso una nota in cui annuncia che sta valutando le azioni da porre in essere “nel rispetto della legge, del contratto di lavoro e della sicurezza delle cure”. L’azienda ricorda l’obbligo vaccinale per il personale sanitario e ricorda che il dipendente ha “già più volte posto in essere condotte non in linea con lo status di operatore sanitario”. Di recente “ha rifiutato di sottoporsi al tampone per l’accertamento dell’infezione da Sars-Cov 19”, dopo che si era sviluppato un focolaio nel reparto in cui l’infermiere lavorava. L’uomo aveva presentando anche ricorso all’autorità giudiziaria, respinto “con condanna alle spese”.

Respinta anche l’impugnativa contro la decisione del giudice, sottolinea l’azienda, che aveva definito la questione sollevata dall’infermiere infondata “da parte di chi dovrebbe avere più a cuore la protezione della salute dei pazienti e dei colleghi operatori sanitari”. (Ansa)

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