Cultura e digitale: un connubio possibile?

Chi ha frequentato un corso di laurea telematica sa bene quali sono i pregiudizi con i quali dovrà convivere. L’idea di molti è che un titolo di studio con l’intestazione dell’Università Niccolò Cusano (per citarne una tra le tante) non sia equipollente a quello di un’università organizzata in maniera più tradizionale con i corsi in presenza. L’e-learning non è ancora abbastanza apprezzato o valorizzato come forma di apprendimento personale. Eppure è molto comodo perché consente di autogestire tutti i propri impegni, oltre al fatto che è un nuovo modello di formazione che sta prendendo piede in tutto il mondo ed è sicuramente destinato a imporsi piano piano.

Quando si parla di formazione, così come di cultura, si tende a essere piuttosto diffidenti nei confronti delle novità. La storia di qualsiasi forma artistica si snoda tra momenti di attaccamento alla tradizione e altri di profonda innovazione e di rifiuto del canone generalmente accettato. D’altra parte, tutta la nostra vita si muove tra queste due dinamiche: abitudine e ricerca di novità.

Il mondo digitale ha rivoluzionato gran parte della nostra esistenza. È naturale che questo cambiamento dovesse toccare anche il mondo artistico. Da una parte, molti aspiranti artisti hanno potuto godere di più visibilità grazie ai social network e hanno potuto conoscere molte più correnti provenienti da diverse parti del mondo. Inoltre, c’è anche chi ha sfruttato il mondo digitale proprio per creare arte. Da alcuni anni, viene organizzata The Wrong New Digital Art Biennale, una mostra interamente dedicata a opere digitali che spaziano tra mondi virtuali, 3D, paradossi fotografici, poesie e pitture virtuali e tanto altro.

Il web offre tante opportunità anche a chi ama scrivere. Molti blog personali sono diventati dei veri e propri “luoghi” di lavoro per chi li ha iniziati. Ci sono poi tantissimi ragazzi che scrivono e hanno la possibilità di farsi leggere attraverso i forum di scrittura o nei siti dedicati alle fan fiction. In questo modo, possono testare l’appeal della propria scrittura sul pubblico e avere l’occasione di essere notati. Discorsi simili possono essere fatti per chi si occupa di musica, di recitazione o di regia. Gli youtuber sono nati così e si sono andati poi specializzando in produzione di video oppure anche nell’interpretazione di scene comiche.

Il contraltare? Il web è democratico per eccellenza: tutti hanno la possibilità di emergere ed ecco che spesso ci si trova a domandarsi se l’artista che ha successo sia veramente una persona brava e di talento o sia soltanto qualcuno che è in grado di far presa sul pubblico. Ed è qui che nascono i grandi dibattiti su cosa possa considerarsi o meno arte e su come definire l’artista. In realtà, si tratta di discorsi che esistevano già prima dell’invenzione del computer o di internet. Lo stesso fatto che alcuni nomi famosi in una determinata epoca perdano di importanza con il trascorrere dei secoli, dimostra che questo dibattito non è legato al mezzo, ma al concetto stesso di arte. D’altra parte, quest’ultima gioca non solo con la tecnica (che può essere misurata oggettivamente), ma anche con il mondo emotivo che è puramente soggettivo e varia a seconda delle persone e del loro vissuto.

È chiaro che il connubio tra cultura e digitale è possibile e, di conseguenza, anche quello tra educazione e mondo virtuale. Che possa piacere o non piacere è un altro tipo di discorso. Sicuramente, l’emergenza legata al coronavirus ha messo in luce il fatto che, venendo meno il contatto diretto tra artista e spettatori (indispensabile quando si parla d’arte), una soluzione alternativa può essere cercata nel web. La distanza digitale può essere meno d’impatto, ma permette anche di creare nuove suggestioni e nuove strade che possono sorprendere tutti. D’altra parte, questo è quello che l’uomo fa da sempre.

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