Di tennis, lunga vita e giovani d’acciaio

Una ricerca recente riconosce al tennis una serie di benefici di cui non si immaginava la portata.

Il tennis è meglio dell’elisir di lunga vita.

Questo il dato presentato nel 2018 da uno studio iniziato nel 1991 con lo scopo di verificare l’impatto dell’attività sportiva sulla qualità e la lunghezza della vita dei cittadini danesi.

La ricerca ha rilevato che il tennis sembra allungare la vita dei suoi giocatori di ben 9 anni, più di qualsiasi altro sport preso in considerazione.

Ci si può chiedere se il risultato della ricerca non sia più legato a dati sociodemografici che all’attività in sé.

In fondo, il tennis è praticato generalmente da persone abbienti, in possesso dei mezzi materiali per avere una vita lunga e sana.

D’altro canto, è dimostrato che gli sport che richiedono interazione hanno un maggior impatto sulla qualità della salute. Si sa, bisogna essere almeno in due per giocare una partita.

Interessante, no?

Adesso ammettiamolo: chi di noi italiani pensa mai al tennis, per giocarlo o per vederlo giocare? Il calcio la fa da padrone.

Si può ammettere l’esistenza della pallavolo, del nuoto, della pallacanestro.

Ma onestamente, quanto di noi sanno esattamente come si gioca a tennis?

Chi conosce il nome di un campione italiano o internazionale?

Chi arriva a immaginare che si possa voler fare scommesse tennis, che spesso ci appare come uno hobby per signorini?

In realtà, il tennis è stato spesso definito una sorta di pugilato a distanza: la stessa dose di brutale e metodica aggressività, con la medesima ineludibile necessità di mettere l’avversario KO.

Affermazione supportata in qualche modo dalla ricerca scientifica, che riconosce al tennis i benefici dati da uno sforzo fisico notevole.

Detta così, non ha più tanto l’aria di un gioco per manager danarosi.

A fare attenzione, si scopre che effettivamente il grande tennis italiano non è una questione di pantaloncini bianchi e polo stirate.

È uno sport concentrato, dove forza, tecnica e prestazione sono tutto.

E si scopre anche che abbiamo atleti di indubbio valore, alcuni giovanissimi.

Gli esperti parlano addirittura di una nouvelle vague del tennis nostrano, capitanata da tre ragazzi con indubbie doti innate ma che certo non si risparmiano per migliorare.

Sinner, 19 anni, 1 metro e 91 per 75 kg, è figlio di gestori di rifugio a San Candido.

Musetti, 18 anni, discende da un operaio delle cave di marmo di Carrara, ma si allena senza sosta a La Spezia.

Zeppieri, anche lui diciottenne, è il primogenito di un avvocato con moglie casalinga a Latina.

Nessuno dei tre ha tennisti importanti in famiglia, o è erede di grandi sportivi.

Sono ragazzi estremamente tranquilli e determinati, che lavorano seriamente sin dalla scuola elementare, da veri sportivi,  con grandi sacrifici.

Ovunque vanno si fanno notare per la preparazione e la capacità di imparare dai propri errori. Poca pubblicità, molto impegno. Un’altro pianeta rispetto al calcio, insomma.

Non si può che ammirare questi ragazzi per la loro tenacia e i loro risultati.

E viene da chiedersi se non valga la pena di provare a giocare qualche set. In fondo nove anni di vita sono davvero tanti.

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