Il dubbio di Samuele Paniccià:”Penso all’addio, che emozione quell’incontro con il mitico Rozzi”

Di Emanuele Trementozzi

Fa parte della schiera dei “Fratelli di…”, avendo in famiglia un altro portiere che ancora calca da protagonista i campi della nostra regione. Samuele Paniccià, fratello maggiore di Simone, estremo difensore del Corridonia, dopo anni passati sui campi di calcio a 11, da due anni gioca e si diverte su quelli di calcio a 7, ma potrebbe essere giunto il momento dell’addio.

“Ci sto pensando seriamente, a 41 anni vorrei godermi maggiormente la mia famiglia e mia figlia Martina” dice Samuele. Ha iniziato la sua carriera da portiere nelle giovanili della Faleriense e giocato in seguito con Corva, Paludi e Montecosaro. All’attivo anche il calcio a 5 con gli amatori dell’Idea Verde di Porto San Giorgio e, da due anni, il San Giuseppe calcio a 7, campionato Sportware. Ma un ricordo indelebile lega Samuele Paniccià all’Ascoli, quando all’età di 12 anni affrontò un provino che lo catapultò nella formazione dei Giovanissimi bianconeri.

“Mi accompagnò mio padre al Del Duca e, durante il riscaldamento, subii un brutto infortunio al dito. Ma strinsi i denti e, alla fine, il talent scout Luigi Muraro mi comunicò di essere stato scelto. Ho sempre tifato Ascoli e indossare quella maglia era fantastico. L’anno seguente, durante la cena di Natale, venni fermato dal presidentissimo Costantino Rozzi, con il quale parlai per un paio di minuti. Una persona straordinaria, indimenticabile. Avevo parlato con il presidente e non mi sembrava vero, un ricordo che porterò per sempre con me”.

Ma quali sono i rapporti con il fratello Simone, protagonista della salvezza del Corridonia all’ultimo respiro? “Siamo due caratteri molto diversi, ma molto spesso sono andato a vedere la sue partite. Nella mia famiglia si respira calcio e avere due portieri in casa non può che farti appassionare a questo sport. Con Simone non ci siamo mai confrontati o scontrati sul campo, ognuno ha fatto i propri passi indipendentemente dall’altro”.

Come avete vissuto, con il San Giuseppe Calcio a 7 lo straordinario cammino che vi ha condotto al terzo posto e, di conseguenza, alla serie A? “Man mano che passavano le giornate ci rendevamo conto della nostra forza e prendevamo consapevolezza nei nostri mezzi. Il mister, Andrea Gobbi, è stato bravo a gestire il gruppo e alla fine abbiamo meritato la serie A. E la striscia dei 18 risultati utili consecutivi ci ha permesso, alla fine, di poter festeggiare”.

Qual è stato il suo modello di portiere? “Sicuramente, da tifoso interista, il grande Walter Zenga. E’ stato uno dei migliori portieri al mondo, in casa tifavamo tutti per lui”.

Per finire, cosa farà nel momento in cui decidesse di lasciare il calcio giocato? “Sto ancora pensandoci su, ma qualora lasciassi mi dedicherei maggiormente alla famiglia e a mia figlia Martina. Ma continuerò ad allenarmi perché non voglio stare fermo, mi piacerebbe intraprendere la carriera di preparatore dei portieri. Il calcio è la mia vita, sicuramente non lo abbandonerò del tutto”.

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