Marche, domenica il ritorno in zona gialla?

Da domenica 6 dicembre le Marche potrebbero tornare zona gialla, così come la Basilicata, la Calabria, l’Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, la Puglia e l’Umbria. In bilico c’è la Toscana che punta all’arancione ma è fuori per i tempi anche se il presidente Eugenio Giani sta tentando in tutti i modi di farla rientrare nel computo delle regioni “liberate”, così come l’Alto Adige mentre Lombardia e Piemonte saranno costrette ancora per un po’ a rimanere in zona arancione.

Zona gialla, arancione e rossa: cosa succede a Lombardia, Emilia, Marche e Toscana il 6 dicembre – Il pronostico è contenuto in un articolo del Corriere della Sera che oggi fa il punto sulle zone rosse, arancioni e gialle in attesa del report dell’Istituto Superiore di Sanità in base al quale venerdì 4 dicembre il ministero della Salute emanerà le ordinanze che faranno cambiare colore alle regioni. E che hanno una certa importanza visto che arriveranno a ridosso del Ponte dell’Immacolata (l’8 dicembre), che quindi potrebbe costituire il momento della riapertura (in alcuni territori) dei ristoranti e del ripristino di una certa libertà di movimento almeno fino al 21 dicembre, quando scatteranno le restrizioni del decreto legge n. 182 appena varato dal governo che vieterà gli spostamenti tra regioni (e nei giorni di festa anche tra i comuni). Anche la Campania confida in una riduzione delle restrizioni visto che nel territorio si consolida il calo della curva di incremento dei positivi, e soprattutto la riduzione dei posti letto occupati sia in terapia intensiva che nelle degenze Covid ordinarie, mentre ieri il rapporto tra nuovi casi e tamponi è sceso in modo significativo, al 9,3%, inferiore alla media nazionale (10%) con 1.842 test positivi su 19.759 processati.

Per ora però la regione di Vincenzo De Luca non risulta tra le papabili; Basilicata e Marche invece sì: nei giorni scorsi il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri si era complimentato con il governatore Vito Bardi per la gestione regionale dell’emergenza, mentre venerdì scorso era toccato al ministro della Salute, Roberto Speranza, parlare con il presidente Francesco Acquaroli: il Corriere ricorda che le Marche stanno per seguire le orme dell’Alto Adige con un progetto di screening di massa rivolto alla popolazione da realizzare nelle prossime settimane. Proprio la regione ha registrato ieri un sensibile calo di ricoveri per Covid-19 : i pazienti passano da 672 a 650 (-22) anche aumentano quelli in Semintensiva (da 145 a 153, +8) in una giornata in cui sono state anche dimesse 42 persone. Intanto si sono registrati altri 421 positivi e nove decessi che fanno salire il bilancio a 1.289 ma l’indice di contagio Rt è in calo.

Le regioni che cambieranno colore dal 6 dicembre – Diversa, commenta il quotidiano, la situazione della Puglia, dove persistono alcuni focolai che fanno pensare a Michele Emiliano alla possibilità di emanare ordinanze restrittive per alcuni zone istituendo delle zone rosse anche se la regione il 6 dicembre dovesse tornare gialla. Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, a Tagadà su La7 ha chiesto il cambio di colore: “Quando il Comitato tecnico scientifico si riunirà giovedì prossimo, se si prenderanno in considerazione le ultime due settimane saremo in zona gialla, se invece farà partire l’esame delle settimane dall’entrata in vigore del nuovo Dpcm, noi dovremmo scontare le due settimane di zona arancione”. Poi ha puntato il dito sulla piaga: “Lo dico da presidente, rimprovero come livello di impostazione del Dpcm il fatto di dover stare in un livello di chiusura di mobilità quando ciò era giustificato dal livello di dati di 3-4 settimane prima”,  sostenendo che, riguardo al divieto di spostamento fra Comuni nelle giornate dei prossimi 25 e 26 dicembre, e primo gennaio 2021, che dovrebbe essere inserito nel prossimo Dpcm, “se questa misura deve servire per mantenere ancora quel giusto livello di mobilità, ne prenderemo atto, è nell’interesse della salute di tutti”.

E Lombardia e Piemonte? Hanno lo stesso problema della Toscana: sperano di tornare gialle ma dovranno pazientare ancora in zona arancione per una settimana visto che per fare il salto bisogna che passino 14 giorni e loro sono arancioni solo dal 29 novembre. La speranza, per loro, è che il Dpcm 3 dicembre contenga una norma che cambi la regola. Altrimenti non ci sarà nulla da fare. “Per quanto mi riguarda, mi sono limitato a contestare il fatto che per stabilire lo scenario dell’epidemia siano stati utilizzati dati vecchi, superati, e questo rende poi difficile spiegare ai cittadini la relazione tra i loro sacrifici e i risultati raggiunti. Ma voglio anche dire che sebbene siano emerse a volte visioni e sensibilità diverse, la dialettica istituzionale ha prodotto i suoi risultati. Il contributo delle Regioni c’è stato eccome. Certo, se cambiamo i parametri in corsa allora c’è da rimanere perplessi”, dice oggi Attilio Fontana.

Poi c’è il caso della Valle d’Aosta, che da giorni sta litigando con il governo. Ieri il Consiglio regionale ha approvato una legge che rivendica l’autonomia della regione alpina rispetto ai poteri statali nella gestione dell’emergenza sanitaria del coronavirus. Ultimo atto di un braccio di ferro che ha registrato anche un infuocato scambio di lettere: il ministro degli affari regionali Francesco Boccia ha invitato il presidente della Regione Erik Lavevaz a revocare l’ordinanza di apertura del commercio al dettaglio, in deroga alla zona rossa. La risposta è stata negativa; anzi Lavevaz ha rilanciato con l’intenzione di impugnare l’ultima ordinanza del ministro Speranza. Il governo sta pensando di impugnarla.

Impostazioni privacy