Sanità, Cgil Marche: ‘Manca progetto regionale’

MARCHE – Per molti il peccato originale sta nell’aver affidato alle Regioni, a suo tempo,  la gestione della Sanità, prima voce di spesa nei bilanci regionali.

Il fatto è che, a prescindere da chi la gestisce, un “welfare State” come il nostro dovrebbe rimanere tale ma razionalizzando le risorse in maniera intelligente per evitare di ridursi sempre ai tagli lineari per far quadrare i conti. Anche nella Regione Marche è tempo di riordino e di tagli e la Cgil Marche si fa sentire sull’argomento. Il Segretario Regionale, Roberto Ghiselli, ha così commentato: “Sulla sanità, la giunta regionale  sembra muoversi senza un progetto e  un’idea organica di riforma. I singoli provvedimenti che vengono presi sono all’insegna dei tagli, e non della riorganizzazione, e la politica, complessivamente intesa,  a tutti i livelli, sta giocando una partita più di conservazione che di riforma.

La Regione non ha ancora capito il messaggio inviatogli da lavoratori e pensionati che, in queste settimane, si sono mobilitati con il sindacato, chiedendo più servizi territoriali, meno liste d’attesa, meno sprechi in doppioni, primariati e burocrazia, meno regali al crescente mercato della sanità a pagamento, per la quale c’è chi addirittura deve richiedere prestiti Compass o di altre finanziarie. Sono mesi che sollecitiamo la Giunta a predisporre e discutere un piano di riordino, che tenga assieme le razionalizzazioni necessarie e gli investimenti, ma nulla si è visto.  Non ci si può stupire, quindi, che  cittadini e lavoratori del settore non stiano a questo gioco”.

Tra liste d’attesa infinite, che costringono chi può ad attingere al proprio conto widiba (approfondimenti su www.migliorcontocorrente.org/widiba.htm) per pagare ticket o il ricorso al privato, secondo la Cgil, dietro il riordino c’è l’obiettivo di distrarre dai veri problemi che non starebbero nei piccoli ospedali e nei punti di nascita, che sono l’obiettivo dichiarato, ma negli sprechi del privato e nella cattiva gestione dei fondi. Secondo Ghiselli: “È necessario ampliare la questione al tema delle 40 Case della salute che sarebbero necessarie nella Regione, comprese quelle da aprire nei centri urbani, ai più di 2.000 posti letto extraospedalieri, che andrebbero accreditati per anziani e disabili, al potenziamento delle cure domiciliari, necessarie per non lasciare sole le famiglie con le persone ammalate, ai milioni per rafforzare la prevenzione, alle centinaia di persone che andrebbero impiegate in questi servizi strategici, evitando i pesanti tagli sul personale pubblico e quello impiegato negli appalti e nelle attività convenzionate”.                                                        

 

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