Le politiche dei vari Governi (di ogni colore) nei confronti del gioco

ECONOMIA – Quello che accomuna, sino ad ora, l'atteggiamento dei vari governi succeduti negli ultimi dieci anni nei confronti del gioco d'azzardo, è un solo sentimento: quello di completo disinteresse nei suoi confronti in uno a quello di un continuo “prelievo” da quel “pozzo senza fondo” chiamato gioco-lecito.

Non vi è distinzione di colore nei vari Esecutivi che si sono succeduti, tutti hanno avuto lo stesso atteggiamento di “latitanza” e lo stesso modo di agire (non agire) lasciandolo in mano alla “benevolenza” delle Regioni e delle Amministrazioni comunali che ne hanno gestito la vita ed il decorso. Qualche iniziativa pregevole nei confronti del gioco e del settore dei casino affidabili e sicuri, bisogna proprio dirlo, c'è stata da parte del Ministro Balduzzi quando ha messo in atto il più importante sistema di tutela: l'aggiornamento dei Lea e la restrizione dei messaggi pubblicitari, nonché l'obbligo di specificare la percentuale di vincita e la ricollocazione mirata alla salvaguardia dei luoghi sensibili.

Se si guarda poi ai Governi Letta e Renzi bisogna dire che si è proceduto nella medesima direzione, prevedendo verifiche sui capitali investiti, il riordino complessivo del sistema ed anche, con la Legge di Stabilità, i limiti sulle nuove concessioni per le sale da gioco, le norme per sanzionare l'impiego dei totem ed avviare il processo di contenimento dell'offerta di gioco tramite le apparecchiature da intrattenimento, le “famigerate slot machine”. Ma non “è tutto oro quello che luccica” e bisogna anche essere obbiettivi nel dire che negli anni “la lobby dei giochi” ha manifestato di avere grande capacità di intervenire nei governi sia di centro-sinistra che di centro-destra e non si può certo dimenticare che la famiglia dell'allora Premier Berlusconi è entrata a far parte dei business del poker e dei casinò online con una società della figlia Marina (la Glaming). Non si possono neppure scrivere “parole buone” per i governi di centro-sinistra che hanno contribuito all'introduzione delle sale bingo ed alla riduzione delle maxi multe a carico delle società di gaming. Anche qui il Governo ha dovuto fare i “conti della spesa” e con un realismo assai cinico: il condono che ha sanato le penali per i disservizi del 2004-2007 ha permesso che lo Stato incassasse i fondi necessari per “coprire l'intervento sull'Imu”.

Quindi, elaborare politiche “sagge” sulla tematica del gioco appare particolarmente complicato. Certamente, è richiesto il “pugno duro” contro la criminalità legata al mondo dei casino online con jackpot, un fortissimo intervento per sanare l'impatto sociale negativo del gioco problematico, ma bisogna anche fare i conti con il fatto che questo fenomeno del gioco esiste, va regolato perché non sfugga ulteriormente di mano e si perdano alla fine le sue tracce, e sopratutto che “questo gioco lecito” è una fonte di guadagno per il Paese. Rimane sempre e comunque la riflessione di fondo che la maggior parte dei cittadini si può porre: “ma uno Stato può lucrare su di una materia così ambigua e controversa?”. Forse risulta assai difficile rispondere in modo coerente o, forse, praticamente è impossibile senza “prendere in giro” qualcuno.

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