Lo Stato può fare a meno degli introiti del gioco?

ECONOMIA – Il tempo passa inesorabile ed il riordino dell'offerta di gioco si doveva realizzare entro il 30 aprile scorso, termine però non perentorio che si è mano a mano allungato e che ancora non ha portato a soluzioni concrete e sostenibili.

Chissà se obbiettivamente si può ripresentare il rischio, come per la delega al Governo sul gioco e sui casino online, che si arrivi ad un “nulla di fatto” e questo sarebbe veramente un altro grande fallimento. Certamente, si tratta di un tema sociale (quello della riforma del gioco), ma anche di una fonte di guadagno per lo Stato. Oggi, quello che si è capito e che emerge a grandi lettere dall'atteggiamento di questo ultimo periodo dell'Esecutivo, è che lo Stato ce la sta mettendo tutta per “rinunciare a qualcosa” pur di arrivare in Conferenza Unificata ad una soluzione che accontenti un poco tutti pur di non rinunciare “completamente” a quegli introiti che sono già stati messi a bilancio. Questa “assenza” creerebbe non poche necessità di intervenire “altrove” per coprire questo “grosso buco nero” che è rappresentato dalla mancanza degli introiti derivanti dal gioco.

L'Esecutivo ne ha sempre tenuto “molto” conto ed ha sempre attinto “a piene mani dal settore” applicando ogni due per tre imposte ed orpelli sempre meno sostenibili dagli operatori. Bisogna anche considerare che il settore è da tempo bersagliato da ristrettezze operative, sempre più presenti sul territorio, fatte subentrare dai vari regolamenti comunali e regionali che hanno di molto ridimensionato gli incassi e reso sempre più difficoltoso operare nel settore ludico. E questo fa anche riflettere sul fatto che, così facendo, probabilmente si spingono i giocatori verso l'illegalità ed il gioco illecito dove lo Stato non “ha accesso” e dal quale non “ricava neppure un euro”.

E bisogna anche pensare se lo Stato può fare a meno delle entrate del gioco legale e da quelle dei casino online con bonus, visto che limitarlo troppo potrebbe favorire, come detto, con una “spinta ragguardevole” l'immissione di tanti giocatori nella rete illecita. Come per l'alcolismo od il tabagismo il ruolo dei Monopoli di Stato è quello di contemperare l'esigenza del monitoraggio con quella della prevenzione e della riscossione. E questo poiché, per quanto risulti più semplice “girare la testa dall'altra parte”, va ribadito che una parte del bilancio dello Stato deriva proprio dalle entrate derivanti dal gioco, dai tabacchi e dagli alcolici, cose socialmente percepite come “cattive” con cui in ogni caso bisogna fare i conti perché effettivamente presenti sul territorio.

Tuttavia, lo Stato ha il dovere di tutelare e garantire i suoi cittadini e prendere anche visione del dato secondo il quale, nel 2015, circa 900mila italiani sono affetti da gioco problematico, stima che varia tra l'1,5 ed il 3,8% certamente al ribasso in quanto vi sono difficoltà nel monitorare il fenomeno del gioco su internet. Ma lo Stato incassa dal gioco lecito almeno 8 miliardi di euro e la malavita, invece, ricava da quello illegale non meno di 23 miliardi di euro, oltre a tutte le attività illecite che riesce a convogliare sul gioco.

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