Grano e trebbiatura, per le Marche una buona annata

ECONOMIA –  In questi giorni il dibattito nazionale si è riscaldato molto sul tema del grano, soprattutto per i potenziali effetti negativi del chiacchierato accordo Ceta per gli scambi commerciali con il Canada.

Sul versante regionale, invece, l'attenzione è tutta sulla trebbiatura di uno dei gioielli marchigiani, il Senatore Cappelli, che lancia segnali positivi per il territorio.

Stime positive per il grano nelle Marche

È stata la Coldiretti ad analizzare la situazione quantitativa e qualitativa di una qualità di grano riscoperta appena da due anni; come ricorda una nota dell'associazione agricola più importante d'Italia, siglata dal presidente Moncalvo e da Vincenzo Gesmundo, segretario di Coldiretti, il Senatore Cappelli è stato ottenuto dal genetista marchigiano Nazareno Strampelli nei primi anni del Novecento, ma poi abbandonato in favore di coltivazioni più performanti dal punto di vista della quantità. Almeno fino al rilancio degli anni passati, grazie all'inserimento di questa varietà per la produzione di pasta di alta qualità, che ha portato alla rinascita della coltivazione arrivata in queste settimane al secondo anno ufficiale.

Il quarto granaio d'Italia

È anche grazie a questa riscoperta che le Marche si sono confermate come quarto granaio d'Italia nella classifica delle regioni, con oltre 2,1 milioni di quintali che arrivano solo dalla provincia di Ancona (che dunque, secondo la Coldiretti Marche che ha rielaborato dati Istat 2017, è l'area che vanta il primato nella produzione di grano duro in regione) e altri 400 mila quintali di grano duro per più di 11 mila ettari di terreni dedicati nella provincia di Pesaro Urbino.

Meno quantità ma più qualità

Per quest'anno, la sezione regionale dell'associazione dei coltivatori diretti ha sensazioni positive: in generale sembra esserci un calo quantitativo della produzione, dovuto anche alle avverse condizioni climatiche e agli effetti negativi delle grandinate passate, ma è in forte aumento la qualità in termini nutrizionali. In termini pratici, in base alle comunicazioni tra agricoltori e Consorzi agrari si prevede un calo del 15 per cento di produzione (con punte del meno 30 per cento localizzate nella Valmusone, la zona che più ha risentito del maltempo che a giugno si è abbattuto sulle coltivazioni in piena fase di maturazione), che però verrà controbilanciato – anche in chiave economica – da un incremento delle proprietà nutritive.

La riscoperta del Senatore Cappelli

Secondo la Coldiretti Marche, questo fattore, unito all'etichettatura obbligatoria che indica la provenienza del grano nei pacchi di pasta, rappresenta una importante garanzia di qualità in tavola per i consumatori. È Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Ancona, a sottolineare in modo specifico che "nonostante le avversità atmosferiche il territorio anconetano si presenta ancora come uno dei principali produttori di grano duro a livello nazionale", ribadendo inoltre che "le nostre aziende cerealicole sono sempre più attente alla scelta della varietà e alla tecnica di coltivazione privilegiando grani antichi e puntando sempre di più al biologico".

Reddività per le imprese locali

Sulla stessa scia Francesco Fucili, presidente provinciale di Coldiretti Macerata, che si concentra sull'aspetto economico di questo segmento, sostenendo che "il Senatore ha retto bene e promette una buona produzione ad ettaro". Nello specifico, gli agricoltori che hanno aderito ai contratti di filiera promossi da Società Italiana Sementi (circa 150 ettari di terreni nelle Marche) "possono contare su un prezzo contrattualizzato che va da 60 euro/quintale per il grano duro convenzionale a 80 euro/quintale per quello biologico". Elemento che "garantisce redditività alle imprese e le tiene lontane dalle speculazioni internazionali cui è soggetto il prezzo del grano", e che consente di portare in tavola un prodotto dall'ottimo contenuto proteico, un basso tenore di glutine e dal buon peso specifico.

 

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